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La leggenda di Santa Cecilia (ovvero come nacquero le pettole)

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La leggenda di Santa Cecilia (ovvero come nacquero le pettole)

Narra un’antica leggenda che…

…la notte di Santa Cecilia,  una notte tra il 21 ed il 22 novembre di tanti anni fa, in una bellissima città circondata dal mare, la banda municipale, per festeggiare la Santa protettrice dei musicisti, Santa Cecilia per l’appunto, “uscì”, alle prime luci dell’alba, per le vie cittadine, suonando canti prenatalizi.
Gli abitanti di quella città vennero svegliati da questi inni ed increduli, ma felici, apprezzarono molto l’omaggio che veniva reso alla Santa.
E’ una città questa, adagiata come un fiore in mezzo al mare più bello, gratificata dalla natura di una temperatura mite anche durante l’inverno, proprio per preservare questo bellissimo fiore.
Ma, nella notte dei tempi, le case non erano riscaldate ed il vento, che soffiava dal mare, entrando dalle fessure delle porte e delle finestre, fece si che gli abitanti, ancora    assonnati, sentissero il bisogno di qualcosa di molto caldo sia da mangiare che da bere.
E’ così…mentre gli uomini incominciarono ad accendere il fuoco ed i bambini sonnecchiavano ancora nei loro lettini, le donne…sempre loro…andarono in cucina e con quel poco che avevano, cercarono di preparare qualcosa di caldo.
Cosa non manca mai in una cucina, soprattutto in una cucina di tantissimi anni fa?
La farina.
Con essa, all’epoca, si preparava il pane fatto in casa. Non mancava, quindi, neanche il lievito.
Ma il tempo per preparare del pane fresco non c’era.
Ed ecco, allora, che l’estro femminile pensò bene di impastare la farina con un po’ di acqua calda salata ed un po’ di lievito, formando una specie di pastella, che non richiedeva una particolare lavorazione. Il fuoco era acceso, però mancava il tempo per poter infornare questa specie di “pane povero”…e così le donne…sempre loro…pensarono di friggerlo.
Olio ben caldo e tante piccole cucchiaiate di pastella, che ci finivano dentro.

PITTULE, LA RICETTA
Ingredienti:
500 g farina grano “Senatore Cappelli”
500 g acqua
10 g sale fino
10 g lievito birra
Un pizzico di zucchero
5 g ammoniaca

Preparazione:
Sciogliere il lievito di birra in una tazza con acqua tiepida e lo zucchero.
A parte il sale fino con la farina e l’acqua tiepida; unire il lievito.
A impasto ultimato lavorare bene per 10-15 minuti fino a quando la pasta non fa “plof” unire per ultimo l’ammoniaca sciolta in una tazzina di acqua tiepida e lasciare lievitare per 1 ora in un posto caldo avvolgendo il contenitore con un panno.
Far scaldare l’olio in una padella stretta e alta in modo che le pittule siano completamente immerse  nell’olio ; quando sono dorate, toglierle dalla pentola con un ragno e farle asciugare su carta assorbente.
Servirle calde.
(Tradizione vuole che siano intinte nel vincotto di mosto d’uva).

1

Oltre che vuote le “PITTULE” si possono preparare  alla  “pizzaiola” (con pomodorino, olive nere denocciolate, capperi, cipolla e origano), oppure con il cavolfiore o con calamari e gamberetti.
Oh, dimenticavo, con il baccalà!

 

di Enza Portoghese

Nata a Gallipoli (LE) il 9 novembre 1954, vive ad Alliste, un piccolo e operoso centro agricolo del basso Salento, dove ha svolto con passione il lavoro più bello e più nobile in assoluto: la maestra elementare.

Con la stessa passione, da pensionata, continua a trasmettere saperi e conoscenze nella Masseria Didattica Adamo, dove svolge il ruolo di Operatrice Didattica e attiva percorsi laboratoriali, accogliendo scuole e turisti per diffondere la cultura della qualità dell’olio extravergine di oliva con attività pratiche, capaci di stimolare la creatività e insegnare a scoprire le mille ricchezze dell’olio EVO.

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